Sto vivendo una seconda vita. Si! Come credo molti di voi, ho la sensazione di vivere una seconda vita, sospesa nell’attesa. Una eterna domenica. In casa, senza urgenze, senza impegni.

La mia prima vita è finita il 20 febbraio 2020, quando, ritornata da un bellissimo viaggio di 15 giorni in Sudafrica, sono stata assalita, avvolta, bombardata dalla realtà dell’arrivo in Italia di uno sconosciuto virus che nella mia prima vita era solo notizia di TG da una terra lontana, lontanissima.

Non voglio parlarvi di questa seconda vita iniziata circa 40 giorni fa, verrà il tempo dell’approfondimento. Non ora! Voglio parlarvi, invece, di un ricordo dalla mia prima vita, un ricordo da una vita fa!

Dal 4 al 18 febbraio 2020, con mio marito Roberto, ho fatto un viaggio stupendo in Sudafrica. Potrei farvi il diario dettagliato del viaggio, amo tenere diari di viaggio. Il Sudafrica è una terra meravigliosa, ricca di contrasti; è veramente la nazione arcobaleno, come amò definirla Nelson Mandela, il grande eroe di questa terra amata e martoriata; la nazione arcobaleno così ben simbolicamente rappresentata dai 6 colori della sua bandiera. Tutto è stato bellissimo in questo viaggio: i panorami mozzafiato, l’oceano, le spiagge, il vento, la natura, i fiori, gli animali, i vini, le vigne, la storia di questa nazione raccontata in musei molto interessanti, dove è stato difficile trattenere le lacrime davanti alla realtà di tanta crudeltà del periodo colonialista prima e di quello dell’apartheid dopo.

Ogni momento, ogni giorno, ogni colore, ogni panorama avrebbe bisogno di un racconto dettagliato, di descrizioni ricche di aggettivi per comunicare tanta bellezza e tanti contrasti. Mi soffermerò, invece, su un solo ricordo, sicuramente quello, fra tanti stupendi, che ha marcato maggiormente l’africanità di questo viaggio. Voglio raccontarvi l’esperienza di un giorno di Safari.

No, no, non preoccupatevi, niente di violento! Fare un Safari oggi non è come ai tempi di Ernest Hemingway. Niente caccia, niente fucili, niente animali uccisi esibiti come trofei! Solo macchine fotografiche e obiettivi,  ma soprattutto occhi, occhi per guardare e ammirare, occhi per scrutare tra i cespugli della savana alla ricerca di animali in libertà. Indescrivibile è la sorpresa di vedere così, quando meno te lo aspetti, due rinoceronti, mamma e baby, a pochi metri da te lì nella vegetazione alla tua destra; oppure quattro ghepardi, mamma e tre cuccioli, saltare e giocare con velocissimi balzi felini come solo loro sanno fare; e ancora zebre: zebre sole, zebre a due, zebre a tre, zebre in gruppo attraversarti la strada, a ruoli invertiti: non tu su un zebra crossing (le strisce pedonali in inglese), ma due zebre, mamma e piccolo, tremolante sulle sue zampe sottili, crossing the street, e la tua guida che ferma la macchina per farle passare, e se non si muovono da lì, spegne il motore, non suona il clacson, aspetta che decidano di passare, e se non lo fanno, tu sei lì che aspetti, senza fretta, perché la strada, il parco tutto è loro, e ti godi la meraviglia di vederle libere nel loro ambiente, così vicino a te che vorresti carezzarle.

Ho visitato giardini zoologici molto belli, per esempio quello di Londra, dove gli animali apparentemente non sono in gabbia, ma in un ambiente ricreato a immagine del loro habitat originale, ma in realtà non è così, sono gabbie travestite da false ricostruzioni, ma sempre gabbie, e allora ti coglie la tristezza di vederli lì rinchiusi solo per il tuo piacere.

Fare un Safari in Africa è differente. Gli animali sono liberi in parchi immensi, vivono lì la loro vita, hanno comportamenti istintivi, cercano cibo, catturano prede, nessuno li nutre, nessuno li protegge dagli altri animali (dall’uomo predatore sì, per fortuna), nel parco vige la legge della sopravvivenza della specie. Potrebbe capitarti di girare tutto il giorno per il parco e incontrare solo pochi animali, o, invece, tanti; come andrà la tua visita è imprevedibile.

Noi siamo stati fortunati: abbiamo incontrato quasi tutti gli animali che vivono in quel parco; il leopardo no, purtroppo, “veramente difficile da trovare …” ha detto la guida “si nasconde e mimetizza molto bene …”, e niente serpenti, e nemmeno tutti gli uccelli che lo abitano, tante sono le specie presenti.

Il nostro Safari è stato intenso, spettacolare; è durato un solo giorno, ma un giorno che non dimenticheremo facilmente. Abbiamo visitato il Pilanesberg National Park, in Sudafrica secondo solo al Kruger Park. Ha una estensione di 550 km², si stima abbia più di 7000 animali, 360 specie di uccelli e più di 200 km di strade e sentieri, ed è un Big Five Park, ovvero ospita i cinque animali più ambiti da cacciare un tempo, e ora da vedere e fotografare: l’elefante, il leone, il leopardo, il rinoceronte e il bufalo. Non potevamo dedicare a questa esperienza più di un giorno, perché i nostri programmi ci portavano, dopo tre giorni a Pretoria, a Città del Capo verso altre meraviglie, ma, come ho già detto, è stato veramente ‘un giorno da leoni’. Siamo arrivati a Pretoria dopo un lungo viaggio di più di 18 ore, di cui 11 di volo notturno diretto da Roma. Non abbiamo avuto neanche il tempo di ammortizzare la stanchezza del viaggio che la notte seguente è suonata la sveglia alle 2.45 perché alle 3.30 arrivava Rodnie, la nostra guida personale con la sua 4x4. Rodnie, una persona simpatica, friendly e professionale al tempo stesso, una guida colta e preparata; ci ha raccontato tanti particolari interessanti della storia del Sudafrica, ma soprattutto le caratteristiche degli animali del Parco; molto esperto del Pilanesberg National Park ha saputo scegliere i sentieri migliori, più nascosti, per farci vedere più specie possibile. Partiti da Pretoria, dopo due ore di macchina verso nord-ovest, in strade buie e deserte (pensavamo di dormire, ma Rodnie parlava, parlava … ed era tutto così interessante), alle 5.25 arriviamo ai cancelli del Parco. Puntualissimi per l’apertura alle 5.30! Devi essere lì così presto perché la maggior parte degli animali, soprattutto i cats, i felini, si muovono la mattina presto, poi appena arriva il caldo (e febbraio è estate piena in Sudafrica) si fermano tra la vegetazione, e li puoi rivedere solo all’imbrunire. Abbiamo girato in macchina con Rodnie nell’immensità del Parco per circa 12 ore, lasciandolo verso le 17, felici e soddisfatti per aver visto meraviglie che difficilmente dimenticheremo.

Vi ho già raccontato dei rinoceronti, dei ghepardi e delle zebre, ma voglio nominarveli tutti gli animali che abbiamo visto. Il re leone, con due leonesse accanto, fermo al sole con un’aria di potere e un sorriso sornione. Un coccodrillo immobile, con la bocca spalancata, sembrava imbalsamato, fermo vicino ad uno stagno. In un lago vari ippopotami, alla prima occhiata sembravano tronchi galleggianti, ma poi udivi il loro verso, simile ad un lungo roco richiamo e per farlo li vedevi spalancare la bocca e riconoscevi il loro muso inconfondibile. Elefanti, difficili da trovare all’inizio, Rodnie non riusciva a spiegarselo e si interrogava con le altre guide, quando le incrociava, su dove potessero essere; li abbiamo cercati per più di un’ora, invano, nelle ore più calde, quando si muovono alla ricerca di acqua, e poi eccone uno, solo, maestoso, con due lunghe zanne bianche, e poi due vicini, e più lontano altri tre, e poi, vicino ad una pozza a bere, vari in gruppo, con anche due dolcissimi cuccioli che ricordavano tanto Dumbo. E ancora un branco di possenti bufali neri, lontani nella savana; e gnu dalle caratteristiche grandi corna curve verso l’alto; e tanti agili impala, leggiadri animali simili a gazzelle, dal mantello rossiccio e con due caratteristiche strisce nere nella parte posteriore alta delle cosce (Rodnie ci fa simpaticamente notare come queste strisce ricordano tanto la M del simbolo di McDonald’s). E ancora tanti uccelli variopinti, uno, indimenticabile, nero e rosso fuoco, stupendo, dal canto così accattivante. And last but not least (perdonatemi l’inglese, sarà deformazione professionale) le giraffe. Potrei scrivere pagine e pagine sulle giraffe, sono animali dal fascino sublime, nobili, eleganti, con quel collo lungo, lunghissimo, ed una andatura signorile, quasi danzante. Anche loro sole, a coppie, a gruppi, che ti guardano realmente dall’alto in basso, ferme lì tra la vegetazione alla tua destra, e poi anche alla tua sinistra, e poi ancora alla tua destra, mentre mangiano elegantemente le foglie più alte e tenere degli alberi. Non mi sarei mai mossa di lì, non avrei mai smesso di guardarle e fotografarle; e il bello di essere noi due soli, con la nostra guida personale, è stata l’ulteriore carta vincente di questa stupenda esperienza, perché potevi scegliere i tuoi tempi, Rodnie era lì con noi, per noi, e se volevi scattare mille foto, o semplicemente incantarti a guardare una scena, lo potevi fare. Nessuno ti dava fretta.  

E’ stata una giornata indimenticabile, ho tantissime foto che mi aiuteranno a tenere vivo il ricordo, ma, in realtà, basta che io chiuda gli occhi, ed eccomi ancora lì, al Pilanesberg National Park, in Sudafrica.

Uno stupendo ricordo da una vita fa!